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Grande stemma Serristori in gesso
Grande stemma Serristori in gesso
Grande stemma Serristori in gesso
Grande stemma Serristori in gesso
Il cortile del Palazzo dei Vicari a Lari (Pisa)
Il cortile del Palazzo dei Vicari a Lari (Pisa)
Figline, piazza averani, stemma Serristori originale Robbiano antico

Grande stemma Serristori in gesso

15379

Grande stemma in gesso della famiglia Serristori di Firenze (Figline Valdarno). Averardo da Figline, in vita nel 1178, ne è ritenuto il capostipite, da cui discende quel "ser Ristoro" notaio nel 1299 da cui si radicò poi il nome familiare. Questa versione "in gesso" è destinata ad essere collocata all'interno oppure all'esterno ma solo in zona protetta dalla pioggia.
Lo realizziamo in cemento bianco oppure su richiesta grigio o rosso.
l'originale antico è visibile nel cortile del Castello di Lari soprannominato Il Castello dei Vicari. Sulla facciata esterna, all'interno del cortile infatti fanno mostra di se innumerevoli stemmi nobiliari indicanti le famiglie dei Vicari che hanno retto nei secoli il paese di Lari (PI).

Note storiche e artistiche sull'originale del Castello di Lari:
Entro una grande formella in marmo bianco di Carrara è raffigurato un cane, seduto con la testa coperta da un elmo da cui si diramano delle piume sontuose, che tiene sollevato con la zampa destra lo scudo di tipo "torneario" contanente l'arme dei Serristori. Nella parte superiore vi è il cimiero, con il portante sovrastato da un'arpia, e l'impresa personale del Vicario con il motto: PACIENCIA.

440,00 €
Nessuna tassa Consegna: contatta l'ufficio segreteria

 

Questo grande stemma nobiliare è pubblicato su:
GLI STEMMI DEL CASTELLO L'immagine del potere a Lari. Edizioni Talete di Andrea Guerrieri, Carlo Tibaldeschi e Michele Fiaschi. Vedi foto allegate. Descrizione alle pagine 84 e 85.

Serristori info
I Serristori sono una famiglia patrizia toscana, originaria di Figline Valdarno e inurbatasi a Firenze, dove ottenne ricchezza, titoli e onori.
Averardo da Figline, in vita nel 1178, ne è ritenuto il capostipite, da cui discende quel "ser Ristoro" notaio nel 1299 da cui si radicò poi il nome familiare, in particolare grazie a un suo omonimo, ser Ristoro di Jacopo, che fissò il nome familiare e fu notaio della Signoria nel 1383. Suo nipote diretto fu Antonio Serristori, che arricchì notevolmente la sua casata e fu gonfaloniere di giustizia nel 1443. Uno dei suoi figli, Giovanni (1419-1494), superò i successi politici del padre, ottenendo le nomine di priore delle Arti, membro dei Dieci di Balia e infine gonfaloniere di giustizia. Nel corso del XV secolo ottennero il privilegio da parte di re Ladislao di Napoli di apporre il capo d'Angiò sul loro stemma familiare. Il titolo nobiliare di conti arrivò con Francesco di Averardo, che venne nominato, assieme ad altri patrizi fiorentini, conte palatino da Leone X in occasione della sua visita a Firenze del 1515.

Tra questi Bartolomeo Serristori fu nominato arcivescovo di Trani nel 1551, e Lorenzo (di Averardo) e Lodovico furono vescovi di Bitetto (1528 e 1552). Fu proprio Lorenzo ad avviare la costruzione del grande palazzo Serristori lungo l'Arno, terminato nel 1520.

Al tempo delle lotte antimedicee contro Cosimo I Francesco di Guglielmo e Niccolò di Francesco si schierarono con la parte repubblicana, perdendo tutti i loro beni in città. Nonostante ciò alcuni rami familiari resistettero e rimasero fedeli ai Medici, ottenendo nel corso del XVI secolo ricchezze e onorificenze. In particolare Averardo Serristori fu vicino al nuovo regnante, tanto da essere scelto come ambasciatore presso Carlo V nella delicata missione che chiedeva all'imperatore il riconoscimento del titolo di duca al successore indiretto dell'ucciso Alessandro, la restituzione delle fortezze toscane, e il futuro della vedova Margherita d'Austria, figlia minore dello stesso Carlo e già sposa di Alessandro (1537). Alla fine Averardo ottenne il titolo e, in parte, le fortezze, ma non la mano della vedova (per Cosimo), che infatti sposerà poi Ottavio Farnese. Dopo questo successo fu inviato ambasciatore presso il nuovo Pio V (1556): proprio il papa che concesse il titolo di granduca in cambio di una lotta dura all'eresia in toscana, con la dolorosa condanna del fidato Pietro Carnesecchi.

Nel XVIII secolo si distinse Anton Maria di Averardo, ministro di Pietro Leopoldo, e nell'Ottocento Luigi Serristori, che ebbe importanti incarichi politici e nel cui palazzo sul lungarno che da essi prese poi il nome ebbe l'onore di ospitare Giuseppe Bonaparte deposto, che ivi morì il 28 luglio 1844.

Famiglia tuttora esistente, fu nei secoli proprietaria di vasti possedimenti in città e in campagna. La loro villa storica, a Figline, fu donata per la creazione di un ospedale: l'ospedale Serristori è tutt'oggi il principale del Valdarno superiore.
Fonte Wikipedia

Altezza
92
Larghezza
60
Spessore
7
Peso
40
Epoca storica
1515
Manifattura
Made in Italy
Materiale
Gesso
Museo dove è esposto l'Originale
Sulla facciata del castello dei Vicari di Lari (Pisa)
Nota 01
Pubblicato su: GLI STEMMI DEL CASTELLO L'immagine del potere a Lari. Edizioni Talete di Andrea Guerrieri e altri autori
Riferimenti storici
Averardo da Figline, in vita nel 1178
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